Lectio divina IV domenica del tempo di Pasqua

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[...] “Dare la vita” aveva scandito il suo discorso per ben cinque volte, come un ritornello. All’inizio il senso rimandava ad un totale spendersi per i suoi. A un averne cura. A un: “mi sta a cuore”. Dimenticandosi di sé. Ma alla fine, con sommessa semplicità, dare la vita era diventato tragicamente reale. Gesù vi aveva interpretato in anticipo la propria morte. E ne aveva dato una lettura fiera, anche se loro non avevano capito. “io consegno la mia vita, per poi riacquistarla. Nessuno me la toglie: io la consegno da me stesso”. Aveva voluto chiarire che non avrebbe subito inerte una cattiva sorte, ma avrebbe governato tacitamente gli avvenimenti, in pieno consenso, perché l’obbedienza al Padre non mortificava il potere di decidere, ma lo esaltava. E prima di andarsene, alla cena pasquale avrebbe aggiunto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (15,13).

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